venerdì 21 gennaio 2011

Tributo a Vivian Maier

Quella di Vivian Maier è una storia incredibile.
Una fiaba dei giorni nostri che prende forma nel 2009 quando John Maoof, fotografo dilettante di Chicago, acquista ad un'asta pubblica alcuni scatoloni contenenti circa 100.000 negativi.
Le pellicole, fino ad allora conservate in un deposito, furono messe all'asta per inadempienze nei pagamenti d'affitto. Contratto d'affitto che, si scoprirà poi, risulterà intestato a tale Vivian Maier.
Sviluppati i primi rulli John rimane sbalordito dalla bontà del materiale e decide di chiedere consiglio agli utenti di Flickr (questa la discussione originale) su come comportarsi e su cosa fare dell'incredbile scoperta. A questo punto è questione di giorni perchè il "caso" Vivan Maier salga alla ribalta.

Le fotografie coprono un periodo che va dagli anni '50 agli anni '70 e sono quasi  esclusivamente immagini "rubate" per le strade della Chicago di quegli anni. Sono sufficienti pochi scatti per capire la grandezza del talento di Vivian. Immagini senza tempo pregne di ironia e frutto di un colpo d'occhio non comune, che richiama quasi automaticamente il parallello con l'illustre Henri Cartier-Bresson.


Pare impossibile che un talento del genere abbia vissuto tutta la sua esistenza nel più totale anonimato. Eppure è andata così, tanto che fare ricerche sul suo conto non è stato affatto facile.
John Maloof scoprì il nome di Vivian Maier grazie al fortunato ritrovamento, nella scatola di rulli fotografici, di una busta contenente alcuni negativi sviluppati e a lei indirizzata. E' stato così che, risalendo al negozio che fece il lavoro, vennero fuori le prime informazioni su Vivian.
Il negoziante la ricordava bene e la descrisse come una persona di poche parole e molto sulle sue, con una gran passione per il cinema europeo.

Quando  John, presa la decisione di contattarla, affidò le sue ricerche a Google,  il primo sito in cui si imbattè fù quello dell'obitorio di Chicago.Vivien era scomparsa appena qualche giorno prima.
Ancora una volta un destino beffardo.


Ma  John non si diede per vinto e non abbandonò le ricerche.
Scoprì che Vivian lavorò tutta la vita come tata e riuscì a contattare una delle famiglie presso le quali prestò servizio, raccogliendo preziose informazioni per una parziale ricostruzione della sua storia.

Nata in Francia si trasferì a Chicago nei primi anni '30 dove all'età di soli 11 anni inziò a lavorare in fabbrica. Cattolica, o per meglio dire, anti-cattolica, come amava definirsi, era anche socialista e femminista. Appassionata critica cinematografica, dalle poche notizie raccolte emerge prepotente l'immagine di donna forte, senza peli sulla lingua.
Imparò l'inglese frequentando i teatri (che amava). Indossava spesso giacca e scarpe da uomo  ed un largo capello.Chi l'ha conosciuta racconta che Vivian ha dedicato ogni secondo del suo tempo libero a scattare foto, foto che in tutta una vita non ha mai mostrato a nessuno.


Ora che Vivian non c'è più il mondo dell'arte, grazie soprattutto a John Maloof, sembra deciso a rendere giustizia all'incredibile lavoro di questa fotografa vissuta nell'ombra. Mostre e libri sono già in progetto ed anche il mondo dei collezionisti ha scoperto il valore delle sue opere.

Se volete approffondire questa affascinante storia vi cosiglio questi siti:
  • Il blog ufficiale
    Il blog curato da John Maloof. Contiene molti scatti e approffondimenti sulla vicenda. Il sito viene costantemente aggiornato, contestualmente allo sviluppo di nuovi negativi.
  • Discussione orignale su Flickr
    Qua è dove nasce tutto. Una lettura sicuramente interessante per appassionarsi a questa incredibile storia.
  • Jeff Goldstein's Collection
    Il sito ufficiale del "team" che ha deciso di occuparsi della gestione del patrimonio artistico di Vivian Maier.
  • Vivian Maier Film Documentary
    Un video che raccoglie un pò della storia e delle opere di Vivan Maier.
  • Servizio televisivo
    Anche se non masticate troppo l'inglese è un filmato assolumente imperdibile.

Vivian Maier
1926 - 2009

3 commenti:

  1. Mi domando: perchè, come tanti altri, ha smesso di fotografare verso gli anni '70 (sto pensando per esempio a Cartier Bresson)? Forse la gente era diventata più smaliziata e meno disponibile a farsi fotografare? Forse le leggi sulla privacy hanno influito sulla voglia di scattare?

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  2. La storia è incredibile. Grazie per il video, me lo ero perso.

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  3. Non lo so Davide... HCB dedico i suoi ultimi anni alla sua grande passione giovanile, la pittura. Per VM credo che al momento sia impossibile sapere... non credo ci siano comunque relazioni tra le due scelte.
    Certo è che la street photography non è morta con gli anni '70... forse è vero però che è diventata più difficile nelle società moderne.

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