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lunedì 18 novembre 2013

Polaroid Land Camera

Se si parla di fotografia istantanea, è inevitabile, il pensiero corre subito alla mitica Polaroid, un nome prestigioso, che, nel vasto universo fotografico, si è sicuramente ritagliato un posto speciale.
Tutti sanno cos'è una Polaroid, una delle icone fotografiche più amate ed evocative.
Eppure l'avvento del digitale e il conseguente "suicidio" dell'azienda americana, ha di fatto convinto anche i fotografi più nostalgici dell'impossibilità di un uso contemporaneo di una tecnologia così “vintage”.
In verità non è così!

Polaroid 600 (expired)
Le Polaroid più conosciute, quelle a sviluppo istantaneo (SX-70 e 600), la cui produzione è cessata da diversi anni, sono tornate a fare capolino sul mercato fotografico, grazie al lavoro della “Impossible Project”, un'azienda che ha deciso di riprendere la produzione di materiale per la fotografia istantanea, dopo l'abbandono della Polaroid.
Progetto lungimirante, vista l'altissima richiesta di pellicole Polaroid.
C'è da dire che a livello qualitativo le pellicola della IP sono ancora lontante dalle originali, ma sono in continuo progresso e lasciano ben sperare per il futuro.


Esiste anche un altro formato standard, antecedente ai sopracitati, quello dei FilmPack serie 100, prodotti dalla Fujifilm ancora oggi, in piena compatibilità con lo standard Polaroid. Sul mercato si trovano le pellicole 100 ISO a colori e BN e le 3000 ISO solo BN.

Questo tipo di cartucce può essere montato su diverse macchine, tra le quali, a mio parere, le più interessanti, anche dal punto di vista economico, sono le Land Camera nei modelli dalla 100 alla 450.
Le differenze tra i vari modelli sono minime. Le più pregiate montano lenti in vetro, telemetro zeiss, filettatura per filtri e treppiedi. Le più economiche hanno lenti in plastica e minori possibilità di settaggio.
Una lista completa dei modelli è visionabile qui: The Land List

La Polaroid Land Camera 100 è la capostipite di questa serie. Prodotta dal 1963 al 1966 in oltre un milione e duecentomila esemplari, è una macchina che può dare ancora grandi, anzi, grandissime soddisfazioni.
La mia l'ho acquistata tre anni fa negli U.S.A. per una trentina di euro. Non è bellissima?

Polaroid Land Camera 100

Si tratta di una folding camera con messa a fuoco a telemetro e, prima nella storia, con otturatore elettronico ad esposizione automatica di alta precisione.

Una volta chiusa nel suo guscio protettivo in plastica, molto resistente, la macchina è al sicuro e si porta in giro comodamente.


L'utilizzo è facile e immediato. Si apre, si posiziona il mirino/telemetro, si carica l'otturatore, si mette a fuoco, si inquadra e si scatta.
Dopodiché si estrae manualmente la fotografia e si aspetta lo sviluppo.
Le pellicole sono di tipo peel-apart: una volta estratte e trascorso il tempo di sviluppo, che varia in base alla temperatura ambiente, si deve separare la foto dal suo supporto.
La qualità dell'immagine è sempre una sorpresa.

Ma prima di godersi l'esperienza, bisogna sapere un paio di cose:
  1. Le Land Camera montano batterie non più in commercio.
    É una seccatura, ma si supera con facilità. Il primo passo è capire se la vostra Land Camera monta batterie da 3,5V o da 4V. Dopodiché dovrete darvi al bricolage e sostituire il vano batteria originale con uno adatto ad ospitare 3 o 4 comunissime pile stilo da 1,5V. Sulla rete esistono molti tutorial.
    Io ho seguito questo http://brianhurseyphotography.com/blog/?p=168 (pochi euro di materiale e un quarto d'ora di lavoro).


  2. Le cartucce Fuji hanno l'involucro in plastica che si deforma all'interno del vano delle Land Camera e quando questo è nuovo(e quindi gonfio di pellicole) la fuoriuscita delle prime istantanee è difficoltosa. Il problema si risolve dopo le prime fotografie. Le soluzioni possono essere diverse:
    1. Trovare una vecchia cartuccia Polaroid originale ed ogni volta "travasare" il suo coperchio al posto di quello Fuji in plastica come viene spiegato in questo video.
    2. Usare due forcine per capelli per allentare la pressione delle molle della vosta Land Camera come viene mostrato qui.
    3. Fregarvene e, ogni volta che usate una nuova cartuccia, esibirvi in una virile prova di forza uomo vs macchina. :)


Usare questa macchina è una libidine.

E' molto grande e l'impugnatura è decisamente particolare, ma ci vuole un attimo per imparare a maneggiarla. L'utilizzo non è macchinoso, come ci si potrebbe aspettare, e anche la messa a fuoco è abbastanza veloce.

Le pellicole Fuji sono di altissima qualità. Forse anche troppo. Le fotografie non avranno quel look vintage tipico delle Polaroid, ma un'impronta decisamente più giapponese. Colori tendenti al freddo, ottimo contrasto e molto dettaglio.
Se amate un look un po' più retro', su ebay potreste trovare filmpack original Polaroid ancora usabili, ma più passa il tempo e più diventa difficile.

Inoltre le pellicole peel-apart, Fuji o Polaroid che siano, offrono molte possibilità creative. Leggetevi qualcosa su alcune tecniche alternative, come la "emulsion lift" o la "lift transfer", tanto per farvi un'idea...

Insomma, se siete dei nostalgici della Polaroid, sappiate che con pochi euro potete fare vostra una splendida Land Camera ed un pacco di Fuji nuove di zecca e dare così sfogo alla vostra creatività "istantanea"!


Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-100C

Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-3000B

Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-100C

mercoledì 3 novembre 2010

Olympus 35 RC

Non posso che dedicare la prima mini-recensione di una macchina fotografica alla "piccola" di casa: la sorprendente Olympus 35 RC.
E' incredibile quanto il concetto di compatta economica fosse diverso negli anni '70. Lo standard qualitativo, soprattutto per ciò che concerne le ottiche, era decisamente più elevato. E questa piccola telemetro giapponese rientra a pieno diritto tra le migliori compatte del periodo.


Partiamo dall'aspetto. La macchina si presenta di dimensioni veramente ridotte 109x70x50mm per soli 410 grammi, un piccolo record per l'epoca, soprattutto considerate le caratteristiche tecniche.
Sta comodamente nella tasca di un giubbotto e questo la rende perfetta come macchina da avere sempre con se.
Solida e compatta grazie al corpo in metallo, ha un'estetica nel complesso molto piacevole.

L'ottica, non intercambiabile, è un E. Zuiko 42mm f/2.8 che, a dispetto delle apparenze spartane, riserva grandi sorprese. Lo schema ottico è un raffinato 5 elementi in 4 gruppi che offre immagini incredibilmente nitide e contrastate e l'assenza quasi completa di distorsioni e vignettature.
Cito l'autorevole Ken Rockwell:
By using an advanced 5-element deign, and the perfect normal focal length, Olympus is able to give the immortal 35RC incredible optical performance far beyond that of mere mortal cameras.
L'otturatore centrale, molto semplice e silenzioso, permette tempi da 1/500 ad 1/15 oltre alla posa B.
La macchina è dotata di un preciso esposimetro con cellula CDS posta esternamente sull'ottica e, cosa interessante e rarissima per questo tipo di compatte, lavora sia in priorità di tempi che in manuale.

Utilizzare la 35 RC è molto semplice.
Inserita la pellicola e ruotato l'anello esterno sul frontale dell'obiettivo per selezionare il corretto valore ISO (da 25 a 800) si può partire.
Per attivarla è sufficiente girare la piccola ghiera posta tra corpo e obiettivo e passare da "OFF" ad "A".
In questo modo si può iniziare a scattare in priorità di tempi.

Il mirino offre tutte le informazioni necessarie.
In alto la scala dei tempi, selezionabili con il comando posto nella parte superiore del corpo.
In basso la scala dei diaframmi, selezionati automaticamente in modalità "A" oppure manualmente tramite la piccola ghiera sull'ottica.

A sinstra di questa scala si trova la "red zone" che entra in azione sia nei casi di sovraeposizione che di sottoesposizione.

Al centro c'è l'area dedicata al telemetro per la messa a fuoco. Il telemetro non è al livello di una Leica ma è comunque di buona fattura, contrastato e ben visibile.

E' importante sottolineare che in modalità manuale l'esposimetro si disattiva. Può sembrare una pecca, ma questo in realtà permette di scattare sempre e comunque anche con batteria scarica.

Per attivare l'esposimetro, come nelle più moderne reflex, basta esercitare una leggera pressione sul pulsante di scatto. Una scelta davvero innovativa per l'epoca e decisamente funzionale, tanto che al giorno d'oggi è divenuto lo standard.

Caution - Wet floorYou know? It's a pond.Empty games (redux)

Vediamo un pò di aspetti negativi:
  • Le batterie.
    Come molte macchine di 40 anni fà la 35RC monta le solite pile da 1.3V al mercurio, ormai fuorilegge da anni ed in pratica introvabili. Le soluzioni sono due: o ritarare l'eposimetro per utilizzare le alcaline da 1.55V o utilizzare le Zinco-Aria da 1.35V che si trovano in rete a circa 9 euro l'una.
  • Manutenzione.
    Su Ebay la macchina si trova facilmente tra i 30 ed i 50 euro. La mia  però ha avuto bisogno di qualche piccolo intervento: la calibrazione del telemetro, la sostituzione delle guarnizioni e la pulizia del vano pile. Tutte operazioni che, anche chi ha poca pratica, può fare da sè senza l'intervento di un fotoriparatore.
  • Filtri.
    Inspiegabilmente la filettatura di questa macchina è di 43,5mm. Praticamente è impossibile trovare filtri adatti. Ho trovato però su ebay un paraluce in gomma di questo diametro... peccato che poi andasse a coprire il telemetro.
  • Blocco per sotto/sovra eposizioni.
    In modalità "A", nel caso ci sia troppa o poca luce, la lancetta dei diaframmi finisce nella "red zone" e blocca il pulsante di scatto. Sembra facile da capire, ma spesso ciò crea confusione in quanto la red zone è posta subito a sinistra del diaframma più aperto ed in caso di sovraesposizione pare un controsenso.
  • Massima apertura.
    Un comportamento molto strano della mia macchina è che in modalità "A" non scatta a f/2.8. Se voglio scattare a tutta apertura devo passare in modalità manuale. Non so se le altre RC35 si comportino allo stesso modo.
  • Distanza minima di messa a fuoco.
    Non è un vero e proprio difetto, in quanto sulle telemetro è la norma, ma va considerato che la distanza minima di messa a fuoco è di 90cm.

Portrait (on a train)


Altro aspetto interessante è l'integrazione col flash. Non l'ho mai sperimentato direttamente, ma pare essere un'altra features ben realizzata da Olympus. Qui, se masticate l'inglese, trovate molte informazioni a riguardo.

Sul frontale, sopra il marchio, trovate anche una levetta per l'autoscatto (tra i 9 e i 10 sec.).
Altra caratteristica "geniale" della macchina è l'AE lock. In pratica, fatta la lettura esposimetrica, se continuate a tenere il pulsante di scatto premuto a metà, la coppia tempo/diaframma rimane invariata sino al momento dello scatto. Semplice e intuitivo.

Concludendo.
L'Olympus 35 RC è un gioiellino che per pochi euro può essere vostra, non posso che consigliarla.
La qualità dell'ottica, come già detto, è sorprendente e la possibilità di avere pieno controllo sull'esposizione soddisferà anche i fotografi più esigenti. Il suo punto di forza rimane a  mio parere la dimensione ridotta, che ne fà una macchina da "tutti i giorni" con pochi compromessi.

I miei scatti con l'Olympus 35 RC:  photostream