lunedì 25 novembre 2013

Il sistema Mamiya 645

Per gli amanti della pellicola arriva quasi sempre, prima o dopo, il momento del grande salto, quel momento speciale in cui, rompendo gli indugi, si passa al medio formato.

Tutti abbiamo iniziato, salvo rare eccezioni, con il 35 mm.
Il piccolo formato strizza l'occhio con prezzi contenuti, materiali di consumo ben noti, tutta una serie di comodità cui ci si affeziona volentieri.
Eppure, a un certo punto, il richiamo della qualità si fa sentire e, al diavolo la comodità, la curiosità iniziale si trasforma in una voglia irrefrenabile.

Come attrezzarsi per il grande salto?
Una soluzione che per rapporto qualità/prezzo ha veramente poche rivali è il sistema Mamiya 645, in particolare i modelli a fuoco manuale 645, 645J e 645 1000s.

Mamiya 645J - Sekor 80mm f/2.8 C
Lanciato nel 1975, è pensato per i professionisti del settore ed è palesemente ispirato al più noto sistema Hasselblad, con cui condivide la filosofia, ma non il formato del negativo e tanto meno il prezzo.
Al posto del classico 6x6, Mamiya punta a un formato più ridotto, il 6x4,5, che, a discapito di una piccola porzione di frame, permette di scattare 15 foto su un rullo 120, invece delle canoniche 12.

Un'altra differenza, rispetto al sistema Hasselblad, è il magazzino, che sulla Mamiya non è intercambiabile.
Un piccolo dettaglio a cui si devono l'abbattimento del prezzo e la maggiore compattezza e maneggevolezza della macchina.

Hasselblad 500C/M vs Mamiya 645 1000s

 La Mamiya 645 è infatti una SLR (Single Lens Reflex) che nasce con l'intento di fornire una macchina delle dimensioni di una reflex 35mm ma con la qualità di una medio formato.

Nel manuale operativo dell'epoca la macchina è ottimamente descritta in otto punti, che vi riporto tradotti e riassunti:
  1. La qualità di un grande negativo.
    Il formato 6x4,5cm è infatti circa 3 volte più grande del 35mm.
  2. Design compatto.
    Un sistema medio formato con la praticità di una reflex 35mm. Piccola e leggera, ideale per la fotografia d'azione.
  3. L'otturatore elettronico "Moving Coil" di Mamiya.
    Il nuovo otturattore elettronico permette un consumo della batteria di circa 1/10 rispetto ai precedenti modelli.
  4. Un mirino grande e luminoso.
    Grazie al diaframma automatico e allo specchio a ritorno veloce il mirino sarà sempre luminoso in qualsiasi condizione ambientale vi troviate a operare.
  5. Mirini intercambiabili.
    Il sistema offre 5 differenti mirini facilmente intercambiabili:
    Mirino a pozzetto: Compatto e leggero. Permette anche la modalità "sport" con mascherine per ottiche 80, 110, 150 e 210mm.
    Mirino a prisma: Perfetto per la fotografia d'azione.
    Mirino a prisma AE: L'esposimetro TTL permette di lavorare in priorità diaframmi, in completo automatismo.
    Mirino a prisma PD: Permette una lettura esposimetrica dell'area centrale a tutta apertura.
    Mirino a prisma Cds con esposimetro: Letture TTL dell'esposizione con accoppiamento al valore di diaframma selezionato.
  6. Pellicola sempre piana.
    I nuovi caricatori 120 e 220 sviluppati da Mamiya permettono di lavorare con una pellicola sempre piana da angolo ad angolo per un miglior dettaglio.
  7. Lenti Multi-Coated.
    Tutte le lenti Sekor del sistema Mamiya mantengono un elevato standard di qualità anche in condizioni di luce avverse.
  8. Infinite possibilità.
    Un vasto parco accessori (Handgrips, 5 diversi schermi di messa a fuoco intercambiabili, extension rings con accoppiamento all'esposimetro, etc...) permetterà di catturare qualunque tipo di immagine.
    Inoltre i corpi Mamiya offrono esposizione multipla, mirror Lock-up e due diversi bottoni di scatto.

Passiamo ora alla prova sul campo.
Ho lavorato con due diversi corpi di questa serie. Ho iniziato con una 645J, poi sono passato a una 645 1000s, con un discreto numero di accessori e ottiche.
Il piccolo e leggero Sekor 80mm f/2.8 C
Quando si inizia a maneggiare queste macchine si resta colpiti dalla loro compattezza e dalla indiscutibile qualità costruttiva. Si intuisce subito che sono state pensate per essere maltrattate da professionisti e per funzionare anche nelle peggiori condizioni.
La configurazione più comune è quella con corpo con 80mm f/2.8, mirino a prisma (o pozzetto) e caricatore 120. Tenendo la macchina sul palmo della mano destra, con la sinistra si gestiscono agevolmente diaframma, messa a fuoco e tempo di scatto. Per peso, dimensioni e modalità di utilizzo, si ha quasi la sensazione di maneggiare una moderna reflex digitale di alto livello.

Il mirino è immenso, molto più luminoso rispetto a quello di una 35mm. La messa a fuoco, sia con pentaprisma che con pozzetto, risulta di conseguenza molto semplice.


Mamiya 645 1000s con pozzetto
Oltre al pozzetto ho utilizzato due differenti mirini.
Il primo era un TTL, ma senza accoppiamento con l'otturatore, quindi, seppure l'indicatore nel mirino dava il giusto tempo per il diaframma selezionato, la macchina andava poi settata manualmente. Non proprio comodo.
Ora uso un mirino AE, col quale, selezionato il diaframma sull'ottica, la macchina scatta automaticamente sul tempo giusto, l'equivalente della modalità "A" su una reflex moderna.
Vi suggerisco comunque di provare il mirino a pozzetto; ha un costo limitato ed è un accessorio che, soprattutto per realizzare una fotografia più meditata, si rivelerà preziosissimo.


L'ottica di base, il Sekor 80mm f/2.8, è indubbiamente di alta qualità.
Sarà probabilmente l'ottica che userete di più, un po' per l'angolo di campo (80mm, su una medio formato è considerato il "normale"), un un po' perché, per peso e dimensioni ridotte, è il compagno ideale del corpo macchina.
Col tempo sono passato al fratello maggiore, il Sekor 80mm f/1.9. L'ottica per medio formato più luminosa mai creata. Un vero gioiellino, con prestazioni nettamente superiori, ai diaframmi più aperti, rispetto all'80mm standard e che sa regalare un bokeh strepitoso. Con un ottica f/1.9, il mirino è una gioia per gli occhi, meglio che andare al cinema!
Di contro, ha dimensioni maggiori e pesa 200 g in più.

Mamiya 645 1000s - Sekor 80mm f/1.9 C


Il parco ottiche del sistema Mamiya offre soluzioni per ogni necessità:
  • 24mm f/4 Fisheye - Molto rara e costosa
  • 35mm f/3.5 - Grandangolare estremo di altissima qualità.
  • 45mm f/2.8 S - Equivalente a circa un 28mm sul piccolo formato. E' un rasoio.
  • 50mm f/4 Shift - Con il controllo di prospettiva, un costoso giocattolo per gli amanti dell'architettura.
  • 55mm f/2.8 S - Equivalente ad un 35mm. Una delle lenti più apprezzate.
  • 70mm f/2.8 con otturatore centrale - Permette il syncro-flash su tutti i tempi.
  • 80mm f/1.9 - Il più luminoso mai creato su medio formato, bokeh strepitoso.
  • 80mm f/2.8 - Il più piccolo e leggero, ma dalle prestazioni di alto livello.
  • 80mm f/4 Macro - Iper definito, arriva ad un ingrandimento 1:2.
  • 110mm f/2.8 - Ottima ottica da ritratto.
  • 145mm f/4 Soft Focus - Abbastanza rara, ma, a detta di molti, di ottima qualità.
  • 150mm f/3.5 S - Il miglior compromesso prezzo/qualità tra i medio-tele.
  • 210mm f/4 - Su quest'ottica ci sono pareri discordanti. C'è chi la ama e chi la odia.
  • 300mm f/5.6 - Sorpassata da ottiche APO più recenti.
  • Zoom 75-150mm f/4.5 - Lasciate perdere gli zoom.
  • Zoom ULD 105-210mm f/4.5 - Vedi sopra.
  • 500mm f/8 Diottrico - La resa particolare non è per tutti i gusti.
  • 500mm f/5.6 - Per i tele meglio rivolgersi ad ottiche pià recenti (vedi sotto).
Non male vero?
Ed è solo l'elenco delle ottiche disponibili negli anni '70. Nel corso degli anni sono usciti altri modelli (adesso il 150mm esiste in ben 4 diverse varianti). Difficile offrirvi un elenco completo.

Di molte di queste ottiche, esistono diverse versioni, cui corrisponde una diversa lettera in coda al nome:
  • "C" sono le ottiche originali (se nessuna lettera è presente allora è una "C").
  • "S" sono ottiche con lo schema rivisto, mantenendo però lo stesso barilotto delle "C".
  • "N" sono la versione più recente, nessuna modifica ottica, barilotto in plastica e un miglior trattamento antiriflesso.
Le "N" solitamente sono leggermente più costose. Spesso però basta un paraluce per annullare le differenze di rese da un ottica "C" o "S".


Sekor 45mm f/2.8 N e Sekor 45mm f/2,8 C
Design e schema ottico completamente diversi

Oltre ai due 80mm, altre ottiche in mio possesso sono il 45mm f/2.8 N, il 150 f/4 C ed un 45mm f/2.8 C che vedete nella foto.
Sono tutte di ottima qualità, come del resto tutto il parco ottiche Mamiya

Un corredo classico: 45mm - 80mm - 150mm
Il 45mm è molto apprezzato per i paesaggi. E' un ottica molto definita e tagliente, una delle migliori per questo sistema. Pare che la versione "N" sia sensibilmente migliore per contrasto e colore.
La mia l'ho pagata meno di 100 euro, come dicevo, un rapporto qualità/prezzo senza eguali.
Altri grandangolari molto quotati sono il 35mm e il 55mm.
Difficile stilare una classifica, i pareri in merito sono spesso discordanti. Di sicuro si parla sempre di qualità molto elevata.

Il 150mm è l'ottica da ritratto per definizione. Come dicevo, esiste in 4 diverse versioni: f/3.5 (a mio parere il miglior compromesso tra i quattro), l'f/2.8 (il super luminoso), l'f/3.8 (con otturatore centrale per avere il syncro flash su tutti i tempi) e l'f/4 (perfetto per chi preferisce peso e dimensioni contenute).

Mamiya 645 1000S - Sekor 150mm f/4 C

Anche in questo caso, si parla di ottiche molto economiche sul mercato dell'usato, specie l'f/3.5.

Le mie 3 ottiche Sekor a confronto
45mm f/2.8 N - 80mm f/1.9 C - 150mm f/4 C
 
E già che siamo sull'argomento, parliamo di prezzi.
Vi riporto la mia personale esperienza.
La prima Mamiya che ho comprato era così composta:
corpo 645J, 80mm f/2.8, Power Grip, mirino esposimetrico disacoppiato e set di extension ring.
L'ho pagata circa 180 euro. Mi sono innamorato subito della sua praticità e della resa plastica della sua ottica.

Mamiya 645J - Sekor 80mm f/2.8 C
Mamiya 645J - Sekor 80mm f/2.8 C

Il corpo 645J (J = Junior) è una versione economica senza il blocco dello specchio, un solo tasto di scatto e qualche altra feature in meno.
Dopo circa un anno, deciso a fare l'upgrade, ho colto quest'offerta:
Corpo 645 1000s (con tempi sino a 1/1000), 80mm f/1.9 C, 45mm f/2,8 C (con diaframma bloccato), 150mm f/4 C, pozzetto, mirino esposimetrico accoppiato, grip holder, duplicatore di focale e altri accessori.

Mamiya 645 1000S - Sekor 80mm f/1.9 C

Ho sicuramente comprato molto bene (spendendo circa 250 euro). I prezzi nel 2013 sono leggermente saliti, ma, monitorando costantemente ebay e altri siti di compravendita, è ancora possibile fare buoni affari.

Considerate comunque che difficilmente un kit Hasselblad con 80mm si trova a meno di 750 euro.
Certo le ottiche Zeiss sono una spanna sopra, ma per levarsi certe soddisfazioni c'è sempre tempo.

Per chi inizia con il medio formato, consiglio vivamente di scegliere questo sistema.
La qualità delle immagini che si ottengono non è neanche lontanamente paragonabile alla migliore 35mm e inoltre la modalità di utilizzo di queste macchine, molto simile a una normale SLR, permette di otterete ottimi risultati da subito.

Mamiya 645 1000S con pentaprisma AE


Caratteristiche tecniche della Mamiya 645:
  • Prodotta dal 1975 al 1987.
  • Supporta pellicola 120 / 220 (necessita però di due diversi caricatori).  
  • Dimensione frame 6x4.5 cm.
  • Ottica standard: Mamiya-Sekor C 80mm f/2.8, diaframma automatico, con esposimetro AE accoppiato.
    • Baionetta M645,
    • Apertura: f/2.8 - f/22
    • Range di fuoco: 2.25-30m +inf
  • Schermo di messa a fuoco intercambiabile con 5 differenti modelli.
  • Otturatore: controllato elettronicamente sul piano focale, non funziona senza batterie; Velocità: 8-1/500, +B, (un punto rosso indica l'attivazione del mirino AE).
  • Pulsanti di scatto: Due, uno sul frontale, con blocco di sicurezza e uno nella parte superiore. I pulsanti di scatto sono bloccati quando nessuna pellicola è caricata nella macchina.
  • Leva per le esposizione multiple.
  • Leva per l'alzata dello specchio.
  • Mirini: pentaprisma SLR, type FH, con connessione hot-shoe; Intercambiabile con mirino con esposimetro o con pozzetto.
  • Flash sync 1/60 sec.
  • Corpo: metallo; Peso: 1580g con lente standard.
  • Batterie: 6v all'ossido d'argento o alcaline tipo 476A o 4LR44. 

I miei photostream con la Mamiya:
Mamiya 645J - Sekor 80mm f/2.8 C
Mamiya 645 1000S - Sekor 80mm f/1.9 C

Mamiya 645 1000S - Sekor 80mm f/1.9 C
Mamiya 645 1000S - Sekor 80mm f/1.9 C


Fonti per questo articolo:

lunedì 18 novembre 2013

Polaroid Land Camera

Se si parla di fotografia istantanea, è inevitabile, il pensiero corre subito alla mitica Polaroid, un nome prestigioso, che, nel vasto universo fotografico, si è sicuramente ritagliato un posto speciale.
Tutti sanno cos'è una Polaroid, una delle icone fotografiche più amate ed evocative.
Eppure l'avvento del digitale e il conseguente "suicidio" dell'azienda americana, ha di fatto convinto anche i fotografi più nostalgici dell'impossibilità di un uso contemporaneo di una tecnologia così “vintage”.
In verità non è così!

Polaroid 600 (expired)
Le Polaroid più conosciute, quelle a sviluppo istantaneo (SX-70 e 600), la cui produzione è cessata da diversi anni, sono tornate a fare capolino sul mercato fotografico, grazie al lavoro della “Impossible Project”, un'azienda che ha deciso di riprendere la produzione di materiale per la fotografia istantanea, dopo l'abbandono della Polaroid.
Progetto lungimirante, vista l'altissima richiesta di pellicole Polaroid.
C'è da dire che a livello qualitativo le pellicola della IP sono ancora lontante dalle originali, ma sono in continuo progresso e lasciano ben sperare per il futuro.


Esiste anche un altro formato standard, antecedente ai sopracitati, quello dei FilmPack serie 100, prodotti dalla Fujifilm ancora oggi, in piena compatibilità con lo standard Polaroid. Sul mercato si trovano le pellicole 100 ISO a colori e BN e le 3000 ISO solo BN.

Questo tipo di cartucce può essere montato su diverse macchine, tra le quali, a mio parere, le più interessanti, anche dal punto di vista economico, sono le Land Camera nei modelli dalla 100 alla 450.
Le differenze tra i vari modelli sono minime. Le più pregiate montano lenti in vetro, telemetro zeiss, filettatura per filtri e treppiedi. Le più economiche hanno lenti in plastica e minori possibilità di settaggio.
Una lista completa dei modelli è visionabile qui: The Land List

La Polaroid Land Camera 100 è la capostipite di questa serie. Prodotta dal 1963 al 1966 in oltre un milione e duecentomila esemplari, è una macchina che può dare ancora grandi, anzi, grandissime soddisfazioni.
La mia l'ho acquistata tre anni fa negli U.S.A. per una trentina di euro. Non è bellissima?

Polaroid Land Camera 100

Si tratta di una folding camera con messa a fuoco a telemetro e, prima nella storia, con otturatore elettronico ad esposizione automatica di alta precisione.

Una volta chiusa nel suo guscio protettivo in plastica, molto resistente, la macchina è al sicuro e si porta in giro comodamente.


L'utilizzo è facile e immediato. Si apre, si posiziona il mirino/telemetro, si carica l'otturatore, si mette a fuoco, si inquadra e si scatta.
Dopodiché si estrae manualmente la fotografia e si aspetta lo sviluppo.
Le pellicole sono di tipo peel-apart: una volta estratte e trascorso il tempo di sviluppo, che varia in base alla temperatura ambiente, si deve separare la foto dal suo supporto.
La qualità dell'immagine è sempre una sorpresa.

Ma prima di godersi l'esperienza, bisogna sapere un paio di cose:
  1. Le Land Camera montano batterie non più in commercio.
    É una seccatura, ma si supera con facilità. Il primo passo è capire se la vostra Land Camera monta batterie da 3,5V o da 4V. Dopodiché dovrete darvi al bricolage e sostituire il vano batteria originale con uno adatto ad ospitare 3 o 4 comunissime pile stilo da 1,5V. Sulla rete esistono molti tutorial.
    Io ho seguito questo http://brianhurseyphotography.com/blog/?p=168 (pochi euro di materiale e un quarto d'ora di lavoro).


  2. Le cartucce Fuji hanno l'involucro in plastica che si deforma all'interno del vano delle Land Camera e quando questo è nuovo(e quindi gonfio di pellicole) la fuoriuscita delle prime istantanee è difficoltosa. Il problema si risolve dopo le prime fotografie. Le soluzioni possono essere diverse:
    1. Trovare una vecchia cartuccia Polaroid originale ed ogni volta "travasare" il suo coperchio al posto di quello Fuji in plastica come viene spiegato in questo video.
    2. Usare due forcine per capelli per allentare la pressione delle molle della vosta Land Camera come viene mostrato qui.
    3. Fregarvene e, ogni volta che usate una nuova cartuccia, esibirvi in una virile prova di forza uomo vs macchina. :)


Usare questa macchina è una libidine.

E' molto grande e l'impugnatura è decisamente particolare, ma ci vuole un attimo per imparare a maneggiarla. L'utilizzo non è macchinoso, come ci si potrebbe aspettare, e anche la messa a fuoco è abbastanza veloce.

Le pellicole Fuji sono di altissima qualità. Forse anche troppo. Le fotografie non avranno quel look vintage tipico delle Polaroid, ma un'impronta decisamente più giapponese. Colori tendenti al freddo, ottimo contrasto e molto dettaglio.
Se amate un look un po' più retro', su ebay potreste trovare filmpack original Polaroid ancora usabili, ma più passa il tempo e più diventa difficile.

Inoltre le pellicole peel-apart, Fuji o Polaroid che siano, offrono molte possibilità creative. Leggetevi qualcosa su alcune tecniche alternative, come la "emulsion lift" o la "lift transfer", tanto per farvi un'idea...

Insomma, se siete dei nostalgici della Polaroid, sappiate che con pochi euro potete fare vostra una splendida Land Camera ed un pacco di Fuji nuove di zecca e dare così sfogo alla vostra creatività "istantanea"!


Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-100C

Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-3000B

Polaroid Land Camera Automatic 100
Fuji FP-100C

venerdì 19 ottobre 2012

Acquisto pellicole... si ma dove?

Sui forum di fotografia si legge di tutto, dai post degli utenti pieni di certezze: "la pellicola è morta e sepolta", a quelli degli sperimentatori "io uso solo lastre al collodio" ma anche, per fortuna, le innumerevoli domande degli utenti che si stanno avvicinando alla fotografia analogica.

Una delle più frequenti è questa: "ma dove le comprate le pellicole!?!".

Potrebbe sembrare una domanda stupida, non lo è affatto.

 Provate ad andare dal fotografo sotto casa e chiedete una TriX 400. Probabilmente vi risponderà:

Una che? Cosa sarebbe? Una pellicola!? Ma non le fanno più da 10 anni!

O, se siete sfortunati:

Ne ho un pò di scadute in magazzino. Sono 8 euro a rullino.


Risposte del genere sono scoraggianti. Ma non vi buttate giù. Ci sono i negozi online!

Vi sarete accorti che nel WEB si trovano trilioni di splendide fotografie su pellicola. La lomografia poi, se ci pensate, è sulla cresta dell'onda da anni. Non può essere un hobby per soli milionari! E infatti, non lo è.

Prima regola 
Non ostinatevi con i negozi di fotografia e i minilab che ancora sopravvivono nelle vostre città.
In Italia, per motivi che ignoro, con l'avvento del digitale tutti i negozi di fotografia hanno abbandonato in massa la pellicola, per poi trovarsi, dopo pochi anni, a fare i conti con gente che non sviluppa più rullini ma soprattutto non stampa più foto. Ormai 4 negozi su 5 hanno chiuso per mancanza di lavoro o, è il caso di dirlo, per scarsa lungimiranza. Amen.

Ovviamente all'estero la situazione è totalmente diversa, quasi ogni negozio di fotografia ha il suo bel reparto analogico. Ma in Italia siamo sempre un passo avanti...

Seconda regola
Comprate tutto online! pellicole, ma anche chimici per sviluppo e stampa, carta fotografica, etc...

Basta frugare su uno dei tanti siti di vendita online per scoprire quanto sia vivo e florido il mondo dell'analogico. Decine e decine di pellicole diverse, brand storici ed emergenti e soprattutto prezzi imbattibili.

C'è solo un "ma".

I costi di spedizione.

E' ovvio che risparmiare 4 euro su una pellicola e poi spenderne 10 per farsela spedire non ha molto senso.

La soluzione è semplice: fare acquisti in blocco.

Io faccio 2 o 3 ordini all'anno, una decina di pellicole, un po’ di chimici, carte, accessori vari... Se procedete in questo modo il risparmio è garantito e sarà anche maggiore se condividete la vostra passione con qualche amico. Un ordine di gruppo consente quasi l’azzeramento dei costi di spedizione.

Ora veniamo al nocciolo della questione o per meglio dire, di questo post.

Quale negozio online scegliere?

Ecco un elenco dei più noti e migliori negozi online, fatene buon uso!
  • Ars-Imago (ars-imago.com)
    E' uno dei migliori negozi italiani, sia per varietà di prodotti che per prezzi.
    Se siete romani, siete doppiamente fortunati, Ars-Imago ha anche un negozio fisico in Via degli Scipioni 24/26.
  • Western Photo (westernphoto.it)
    Assieme ad Ars-Imago è il negozio online che preferisco. Il gestore è gentilissimo e disponibilissimo. Ha anche un negozio ebay con il nome "Fotografia che passione"
  • Fotomatica (Fotomatica.it)
    E' forse uno dei primi negozi online di materiale analogico. Molto fornito ma per me un filo sotto ai precedenti.
  • Puntofoto (puntofoto.it)
    Non l'ho mai provato, ma mi è stato segnalato e lo riporto volentieri. Il sito sembra ben fatto e prezzi e spese di spedizione sembrano buone.
    Hanno anche un negozio fisico a Milano, in via Archimede 67.
  • Macodirect (Macodirect.de)
    E' un negozio tedesco. E' fornitissimo e spesso ha prezzi davvero imbattibili. Il problema sono le spese di spedizione raramente sotto i 20 euro. Se dovete fare grandi ordini è un'ottima alternativa.
  • Fotoimpex (fotoimpex.de)
    Come sopra, bisogna fare i conti con le spedizioni dalla germania. Ma può valerne la pena.

mercoledì 12 ottobre 2011

Contax 139Q Redux

 
Era l'autunno del 2008 quando comprai la mia prima macchina a pellicola.
Una splendida Yashica FX-D con il suo 50mm f/2 pagata la bellezza di 19 sterline su ebay.co.uk.
Poco più di un anno dopo, avendo messo assieme già un discreto corredo Contax/Yashica, decisi di provare l'ebbrezza di un corpo un pò più evoluto. E fu così che sempre sull'ebay d'oltre manica mi capitò questa occasione: Contax 139Q + Winder + Flash TLA30 + ottiche varie + 2 scatti remoti il tutto a 75 sterline.

Decisamente un buon affare. Anche se, ad onor del vero, le differenze tra il corpo Contax e il mio vecchio Yashica si rivelarono veramente minime ed obbiettivamente non giustificanti la spesa... ma tant'è, alla scimmia non si comanda!

La nuova macchina, tra l'altro, aveva un aspetto decisamente vissuto. La vernice consumata in molti punti e la pelle di rivestimento ridotta ad una poltiglia appiccicaticcia. Questo delle pelli è in realtà un problema comune a tutte le reflex Contax e Yashica del periodo che evidentemente montavano rivestimenti dalla qualità se non altro discutibile.

Il corpo macchina ripulito dalle pelli originali

Fu così che decisi di prendermi cura di questa macchina, buttandomi, da totale novizio, nel mondo del fai-da-te fotografico.

Per prima cosa dovevo sostituire le guarnizioni.
Per 5 dollari presi un set da questo sito giapponese: http://aki-asahi.com/store/html/moltopren/foam2.php e mi misi al lavoro. Niente di troppo complicato, anche se, a causa della mia totale inesperienza, qualche magagna nelle guarnizioni rimase, ma quel che conta è che raggiunsi l'obiettivo più importante: ogni infiltrazione fu scongiurata.

Dopo un paio di rulli, appurato il buon funzionamento della macchina, era tempo di pensare all'aspetto estetico. Una bella pulizia generale con benzina per zippo ed il passo successivo era la sostituzione delle pelli.

E siamo così ai giorni nostri...
Anche qui me la sono cavata con pochi dollari. Il sito cameraleather.com offre un'infinità di pelli con diverse finiture, con le quali personalizzare la macchina in base al proprio gusto personale.

E così che, per 14$, ho foderato la mia Contax con una bella pelle color "Seal Grain Red", ovvero rosso scuro.
Le operazioni per la sostituzione sono abbastanza semplici. Eliminate le vecchie pelli e ripulita per bene la macchina, le nuove, già sagomate e adesive, si applicano senza grosse difficoltà.
Il risultato finale è veramente soddisfacente.

Come tocco finale ho preso anche una eye-cup da applicare sul mirino. Costo: 7,49$ per 2 eye-cup (uno anche per la vecchia yashica). Et voilà... la Contax 139Q è rimessa a nuovo!


Rimane da capire per quale arcano mistero o maledizione non mi riesca di fare foto decenti con questa deliziosa Contax. A parità di ottiche ogni rullino fatto con la Yashica mi regala almeno una dozzina di scatti buoni. Dei primi tre rullini fatti con la Contax invece non salverei un solo scatto, mah!
Ma sono fiducioso... forse le algide signore tedesche hanno bisogno di più tempo per sciogliersi. :o)

martedì 15 marzo 2011

Progetto 11

Cos'è che fa fare il salto di qualità al fotografo "della domenica"?
Dov'è la differenza tra il professionista e l'amatore?
E' una domanda che forse si saranno posti in molti. Una delle possibili risposte è molto semplice: lavorare ad un progetto.
Ma cosa significa? Fondamentalmente è una questioni di approccio. Conosco decine di fotografi bravi, anche molto bravi, che scattano magnifiche foto a ciò che gli capita a tiro. Girano con la macchina al collo pronti a scovare un soggetto interessante, una bella luce o un panorama imperdibile. Bene, questo è l'approccio amatoriale alla fotografia.
Pensare ad un progetto, ad una serie di foto legate da un filo conduttore, sviscerare un qualunque tema fotografico questo invece è l'approccio evoluto. E vi assicuro, c'è una grossa differenza.

Progetto 11
E' su questo concetto che nel gennaio 2011 ha preso vita il gruppo "Progetto 11".
Nato da una discussione sul forum del FAI, il gruppo ha lo scopo di condividere e gestire i progetti fotografici dei partecipanti. Una sorta di esortazione alla propria crescita personale attraverso il confronto con altri fotografi.

Un idea che ho trovato meravigliosa ed a cui ho aderito immediatamente con entusiasmo.

Le regole del gruppo sono poche e molto semplici:
  1. Solo foto analogiche legate da un filo comune
  2. Minimo 11 foto finali
  3. Solo critiche e commenti costruttivi
  4. Obbligatoria l'apertura di una discussione a partecipante per presentare il proprio progetto e mostrarne gli sviluppi
A poco più di un mese dal via i progetti in corso d'opera sono già molti e già si intravedono i primi lavori di un certo interesse. L'iniziativa non manca e gli sviluppi, per un gruppo così giovane, potrebbero essere molti. Già si parla di mostre collettive e di altre iniziative collegate ai progetti.

Personalmente avevo già da tempo in cantiere l'idea di un progetto personale a cui avevo già dedicato un paio di rulli. L'adesione al Progetto 11 mi ha dato definitivamente la spinta necessaria a proseguire nei miei intenti.
Il progetto in questione, forse un pò banale, è incentrato sui paesi della riviera ligure nel periodo invernale.
Per garantire la coerenza dell'immagini ho inoltre deciso di utilizzare una sola macchina e una sola pellicola. La scelta è caduta sulla mia amata Rolleicord Va e sulla Provia 400X.



L'idea è di realizzare un set di immagini in grado di ricreare le atmosfere rilassate che si vivono in riviera durante i mesi meno caldi. Dando spazio al mare e al cielo e lasciando alle figure umane un ruolo secondario o richiamandone la presenza attraverso oggetti abbandonati sulla riva.

Come era lecito aspettarsi lavorare su un progetto si è rivelato tutt'altro che semplice. La grossa difficoltà è creare immagini non solo in tema ma che siano anche in grado di trasmettere lo stesso tipo di sensazioni. La galleria di qui sopra si aggiorna automaticamente man mano che aggiungo foto al progetto, vedremo come andrà a finire.

Concludendo, chiunque sia interessato è il benvenuto sul gruppo Flickr.
Io non posso che far altro che consigliare a tutti di mettersi alla prova col Progetto 11.
E' un'occasione di crescita unica che vale la pena cogliere al volo.

venerdì 21 gennaio 2011

Tributo a Vivian Maier

Quella di Vivian Maier è una storia incredibile.
Una fiaba dei giorni nostri che prende forma nel 2009 quando John Maoof, fotografo dilettante di Chicago, acquista ad un'asta pubblica alcuni scatoloni contenenti circa 100.000 negativi.
Le pellicole, fino ad allora conservate in un deposito, furono messe all'asta per inadempienze nei pagamenti d'affitto. Contratto d'affitto che, si scoprirà poi, risulterà intestato a tale Vivian Maier.
Sviluppati i primi rulli John rimane sbalordito dalla bontà del materiale e decide di chiedere consiglio agli utenti di Flickr (questa la discussione originale) su come comportarsi e su cosa fare dell'incredbile scoperta. A questo punto è questione di giorni perchè il "caso" Vivan Maier salga alla ribalta.

Le fotografie coprono un periodo che va dagli anni '50 agli anni '70 e sono quasi  esclusivamente immagini "rubate" per le strade della Chicago di quegli anni. Sono sufficienti pochi scatti per capire la grandezza del talento di Vivian. Immagini senza tempo pregne di ironia e frutto di un colpo d'occhio non comune, che richiama quasi automaticamente il parallello con l'illustre Henri Cartier-Bresson.


Pare impossibile che un talento del genere abbia vissuto tutta la sua esistenza nel più totale anonimato. Eppure è andata così, tanto che fare ricerche sul suo conto non è stato affatto facile.
John Maloof scoprì il nome di Vivian Maier grazie al fortunato ritrovamento, nella scatola di rulli fotografici, di una busta contenente alcuni negativi sviluppati e a lei indirizzata. E' stato così che, risalendo al negozio che fece il lavoro, vennero fuori le prime informazioni su Vivian.
Il negoziante la ricordava bene e la descrisse come una persona di poche parole e molto sulle sue, con una gran passione per il cinema europeo.

Quando  John, presa la decisione di contattarla, affidò le sue ricerche a Google,  il primo sito in cui si imbattè fù quello dell'obitorio di Chicago.Vivien era scomparsa appena qualche giorno prima.
Ancora una volta un destino beffardo.


Ma  John non si diede per vinto e non abbandonò le ricerche.
Scoprì che Vivian lavorò tutta la vita come tata e riuscì a contattare una delle famiglie presso le quali prestò servizio, raccogliendo preziose informazioni per una parziale ricostruzione della sua storia.

Nata in Francia si trasferì a Chicago nei primi anni '30 dove all'età di soli 11 anni inziò a lavorare in fabbrica. Cattolica, o per meglio dire, anti-cattolica, come amava definirsi, era anche socialista e femminista. Appassionata critica cinematografica, dalle poche notizie raccolte emerge prepotente l'immagine di donna forte, senza peli sulla lingua.
Imparò l'inglese frequentando i teatri (che amava). Indossava spesso giacca e scarpe da uomo  ed un largo capello.Chi l'ha conosciuta racconta che Vivian ha dedicato ogni secondo del suo tempo libero a scattare foto, foto che in tutta una vita non ha mai mostrato a nessuno.


Ora che Vivian non c'è più il mondo dell'arte, grazie soprattutto a John Maloof, sembra deciso a rendere giustizia all'incredibile lavoro di questa fotografa vissuta nell'ombra. Mostre e libri sono già in progetto ed anche il mondo dei collezionisti ha scoperto il valore delle sue opere.

Se volete approffondire questa affascinante storia vi cosiglio questi siti:
  • Il blog ufficiale
    Il blog curato da John Maloof. Contiene molti scatti e approffondimenti sulla vicenda. Il sito viene costantemente aggiornato, contestualmente allo sviluppo di nuovi negativi.
  • Discussione orignale su Flickr
    Qua è dove nasce tutto. Una lettura sicuramente interessante per appassionarsi a questa incredibile storia.
  • Jeff Goldstein's Collection
    Il sito ufficiale del "team" che ha deciso di occuparsi della gestione del patrimonio artistico di Vivian Maier.
  • Vivian Maier Film Documentary
    Un video che raccoglie un pò della storia e delle opere di Vivan Maier.
  • Servizio televisivo
    Anche se non masticate troppo l'inglese è un filmato assolumente imperdibile.

Vivian Maier
1926 - 2009

martedì 30 novembre 2010

Flickr's Interview: philipp a.

Well, so this is my first english post here!
I don't want you to waste your time on a boring introduction, my english is bad and the post speaks by itself.
This is the first interview of a series I would try to do with photographers that I appreciate on Flickr. I think there are many talents out there and it would be great to know them better.

I came across philipp a. photography many months ago and I started loving his portraits immediately.
His shots are very intense and I love the way he printed in his darkroom.

Let's know him!

.

1. Hi Philipp, can you introduce yourself to our blog readers?
My name is Philipp Albrecht and I work and live in Mannheim, Germany. I'm a self-taught photographer since 2006.

2. How did you start with photography?
.In december 2006 I re-discovered my father's old Minolta xe-1 and decided to shoot film from then on. So why film? Today it seems somewhat anachronistic and besides that more expensive and time-consuming than digital photography?! In my job I spend all day in front of a computer screen, so avoiding weekends spent with photoshop image processing was what made analog photography attractive for me in the first place.

The second major aspect for me was the haptic and sensual experience of using old film cameras with their graceful release clicks and manual focus wheels. Since 2008 the work in the darkroom has added another exciting dimension to my photographic experiments. It feels now more like a holistic process for me from framing an image in the viewfinder, regulating the right amount of light in the darkroom to finally holding a piece of paper with the created result in my hands.

3. When did you realize you have talent?
Well, receiving a couple of superficial comments or favs in online communities like flickr doesn't mean your talented. I still feel that I have to learn so much more and take many more pictures before I'm truly happy with the emotional and technical outcome. So many hobby photographers I know are so easily satisfied with what they are doing, enjoy some short term attention and don't try to develop any further.

.

4. Which photographs (or artist) do you admire and how do they influenced your work?
Nowadays the internet provides a comfortable way to look at thousands of different photos by all kinds of photographers. You don't have to necessarily go to art exhibitions or buy expensive photobooks to be inspired or to get an idea of what your personal way of portraying people might look like..The trick with this stupefyingly excessive supply of visual input is basically to keep a sane and critical mind with your own work as well as with the work of others. So who influenced my photographic work? The answer would actually be everbody! Which photographs (or artists) do you admire? Besides all those great but mostly nameless ambitious amateurs there are of course some photographers that I really like: Stephan Vanfleteren (http://www.stephanvanfleteren.com), Paolo Pellegrin (As I was dying) or Michael Ackerman (End time city) with their intense portraits as well as their documentaries are beside others very inspiring to me.
If you really study their work you begin to understand that an authentic and honest expression is far more important to make a great photograph than posing, emotions are more essential than skin deep beauty and a genuine environment can be telling more about someone than a fancy studio background.

5. How would you describe your style?
When I meet people I'm trying to catch an unfeigned and interesting expression while at the same time trying to avoid clichees or at least try to use and sometimes exaggerate them in a hopefully unconventional or clever way. That doesn't work out too often though.

6. What do you consider to be your best photos and why?
Mostly I fall in love with the latest pictures that worked out well in the darkroom. Only time and personal distance tells me if a photo is just a visual one-night stand, that is to say an attraction of nice textures or tones. Or if a picture turns out to be a longer-lasting love affair. So in the figurative sense I haven't met the love of my life yet, but here are some pictures that I'm still quite happy with.


..
..


7. How is your workflow?
Meeting friends, neighbours or strangers and trying to create a relaxed one to one situation is the first step. It's essential for me that people I portray have faith in me as a person as well as a photographer, because otherwise the results definitely show that there was something wrong on an emotional level. Sometimes it takes me 3-4 rolls of film to get 1 or 2 decent pictures, sometimes I'm happy after just shooting 2 rolls. After the shooting I usually wait for a couple of weeks before I take the negatives to the darkroom where I gradually try to approach the final print.

.

8. What about your gear?
I'm actually a lazy creature of habit, so too many different cameras or films would easily confuse me. That's why I almost always use a Pentax 645 for middleformat and my old Minolta for 35mm. I don't like using a flash so I try to get along with the available light and sometimes only use a reflector to get more light in the eyes. The films I use only vary between trix 400 or neopan 400.


..


9. Where can we admire your photography work?
So far only on flickr (link), but I'm about to plan an exhibition for April 2011. I'll let you know then...

10. There's something more you want to say?
Thank you!

.