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mercoledì 12 ottobre 2011

Contax 139Q Redux

 
Era l'autunno del 2008 quando comprai la mia prima macchina a pellicola.
Una splendida Yashica FX-D con il suo 50mm f/2 pagata la bellezza di 19 sterline su ebay.co.uk.
Poco più di un anno dopo, avendo messo assieme già un discreto corredo Contax/Yashica, decisi di provare l'ebbrezza di un corpo un pò più evoluto. E fu così che sempre sull'ebay d'oltre manica mi capitò questa occasione: Contax 139Q + Winder + Flash TLA30 + ottiche varie + 2 scatti remoti il tutto a 75 sterline.

Decisamente un buon affare. Anche se, ad onor del vero, le differenze tra il corpo Contax e il mio vecchio Yashica si rivelarono veramente minime ed obbiettivamente non giustificanti la spesa... ma tant'è, alla scimmia non si comanda!

La nuova macchina, tra l'altro, aveva un aspetto decisamente vissuto. La vernice consumata in molti punti e la pelle di rivestimento ridotta ad una poltiglia appiccicaticcia. Questo delle pelli è in realtà un problema comune a tutte le reflex Contax e Yashica del periodo che evidentemente montavano rivestimenti dalla qualità se non altro discutibile.

Il corpo macchina ripulito dalle pelli originali

Fu così che decisi di prendermi cura di questa macchina, buttandomi, da totale novizio, nel mondo del fai-da-te fotografico.

Per prima cosa dovevo sostituire le guarnizioni.
Per 5 dollari presi un set da questo sito giapponese: http://aki-asahi.com/store/html/moltopren/foam2.php e mi misi al lavoro. Niente di troppo complicato, anche se, a causa della mia totale inesperienza, qualche magagna nelle guarnizioni rimase, ma quel che conta è che raggiunsi l'obiettivo più importante: ogni infiltrazione fu scongiurata.

Dopo un paio di rulli, appurato il buon funzionamento della macchina, era tempo di pensare all'aspetto estetico. Una bella pulizia generale con benzina per zippo ed il passo successivo era la sostituzione delle pelli.

E siamo così ai giorni nostri...
Anche qui me la sono cavata con pochi dollari. Il sito cameraleather.com offre un'infinità di pelli con diverse finiture, con le quali personalizzare la macchina in base al proprio gusto personale.

E così che, per 14$, ho foderato la mia Contax con una bella pelle color "Seal Grain Red", ovvero rosso scuro.
Le operazioni per la sostituzione sono abbastanza semplici. Eliminate le vecchie pelli e ripulita per bene la macchina, le nuove, già sagomate e adesive, si applicano senza grosse difficoltà.
Il risultato finale è veramente soddisfacente.

Come tocco finale ho preso anche una eye-cup da applicare sul mirino. Costo: 7,49$ per 2 eye-cup (uno anche per la vecchia yashica). Et voilà... la Contax 139Q è rimessa a nuovo!


Rimane da capire per quale arcano mistero o maledizione non mi riesca di fare foto decenti con questa deliziosa Contax. A parità di ottiche ogni rullino fatto con la Yashica mi regala almeno una dozzina di scatti buoni. Dei primi tre rullini fatti con la Contax invece non salverei un solo scatto, mah!
Ma sono fiducioso... forse le algide signore tedesche hanno bisogno di più tempo per sciogliersi. :o)

giovedì 21 ottobre 2010

Quando il mezzo fa la differenza...


Premessa, tanto scontata quanto necessaria: l'attrezzatura per quanto ottima non farà mai, da sola, una buona foto.

Però una buona lente usata come si deve può dare risultati unici.
E' il caso di questo scatto (a fondo pagina) che amo particolarmente. Di per se nulla di eccezionale, soggetto classico ed inquadratura non particolarmente originale, ma è un buon esempio per mostrare quanto un'ottica eccezionale possa aggiungere la "sua magia" alla foto.

Zeiss Planar 50mm f/1.7
L'obiettivo in questione è uno Zeiss Planar T* 50mm f/1.7 fratello minore del blasonato f/1.4 di cui non eguaglia l'incredibile tridimensionalità ma di cui mantiene tutte le caratteristiche che rendono questi vetri di mamma Zeiss tra i migliori normali mai prodotti.
Le caratteristiche che preferisco di questa splendida ottica sono la resa cromatica, i delicati passaggi tonali e lo splendido Bokeh pastoso.
Caratteristiche che si esaltano nello scatto in questione dove, utilizzato a tutta apertura, regala uno sfocato da urlo; caldo e pastoso, chiaro marchio di fabbrica Zeiss.

Ma la resa finale, va detto, non è solo merito dell'ottica. Scattando in analogico va sempre messo in conto anche il tipo di pellicola in uso. In questo caso parliamo di una delle mie preferite, la Kodak Portra 400NC (dove NC sta per natural color). E' una negativa a colori molto particolare che conferisce alle foto una resa cromatica dall'impronta tenue e "pastellosa" unita ad un basso contrasto generale.
E' un tipo di pellicola difficile da gestire agli inizi e non adatta a tutti gli scatti ma che una volta capita mette a disposizione una tavolozza di tinte delicate che consente precise scelte stilistiche altrimenti impossibili (o quasi).
La nota dolente è che Kodak ha deciso che le attuali Portra (NC e VC) usciranno di produzione a breve e saranno sostituite da una nuovo supporto dalle caratteristiche meno "estreme". Da un lato un piccolo dramma per gli amanti delle NC ma dall'altro una segnale positivo per gli amanti della pellicola segno che la ricerca in questo campo è vitale.

Altro elemento fondamentale, forse il più importante in fotografia, è la luce.
In questo caso le condizioni erano di cielo coperto e conseguente luce morbida e diffusa.
Condizioni perfette per ottenere il risultato cercato.
Beh che dire ancora... buona visione.

Old Style
Old style
Yashica FX-D
Zeiss Planar T* 50mm f/1.7
Kodak Portra 400NC

lunedì 18 ottobre 2010

La pellicola è poesia

Ciao a tutti.
Mi chiamo Alberto e questo è il mio primo post.
A dire il vero potrebbe essere anche l'unico.
Mi conosco, sono incostante e molto molto pigro.

Che dirvi di me, sono nato nei favolosi anni '70, quindi non sono più giovincello. Ma la mia viscerale passione per la fotografia risale a solo due anni fa. Inutile dirlo, siamo nel 2008,  la mia prima macchina fotografica è stata una gloriosa Nikon D70 di seconda mano che ancora uso ed è tuttora la mia unica fotocamera digitale.
Ma è il mio primo post e non vorrei annoiarvi con queste vecchie storie...

Vorrei invece parlarvi della mia personale scoperta di una strada alternativa, un percorso tanto impervio quanto gratificante: la fotografia analogica.

Ecco la storia:
Era l'autunno del 2008 quando, bazzicando su ebay, scopro l'esistenza di uno sconfinato universo di macchine a pellicola in vendita a prezzi irrisori. Incuriosito inizio a studiare la cosa. Studio marche e modelli e scopro, soprattutto su flickr, un ancor più interessante universo fatto di immagini analogiche. Immagini magiche.
Così mi decido, monitorizzo ebay e in pochi giorni mi aggiudico una Yashica FX-D con 50mm f/1.9 alla bellezza di 19 euro... ebbene si, 19 euro!

Arriva e mi procuro, non senza difficoltà, una rullino di Kodak T-Max 400.
Ricordo ancora la paura nell'usare un mezzo così particolare ed il fascino misterioso dell'oggetto, della pellicola e della fotografia (quella vera).
Caricare il rullino, la messa a fuoco manuale, la leva di carica... un universo nuovo.

Scatto, scatto, scatto per trentasei volte e poi porto finalmente a sviluppare.
La mia fortuna è avere sotto l'ufficio un buon fotografo "vecchio stile": Dia Point (chi è di Genova lo conoscerà) e così, per altri 4,50 euro + 1,50 di provini le mie prime foto prendono vita .
Non sono niente male e ne scelgo alcune per la stampa.

Finalmente le vado a ritirare. Le guardo. E boh... non so... li per li mi sembrano moscie e spente, non saprei. Le guardo e le riguardo, ne scelgo una e l'appendo sulla parete di casa dedicata alle foto, in mezzo a una dozzina di altre immagini digitali.
 
Yashica FX-D
Yashica ML 50mm f/1.9
Kodak T-Max 400
Trascorrono i giorni e ogni volta che passo davanti a quella parete non posso fare a meno di notare quella foto.
Li per li non ne capisco il motivo, ma più i giorni passano più ruba la scena alle altre.
E' fatta. Dopo una settimana ne sono perdutamente innamorato.
La fotografia argentica mi è entrata dentro.
Le restanti foto sulla parete sono d'improvviso insulse, scialbe, fredde ed insignificanti.

La magia è compiuta.

Da allora tante cose sono cambiate.
Il mio "parco macchine" analogiche si è espanso (Rolleicord, Nikon FE2, Contax 39Q, Olympus 35RC... e tante altre...) e soprattutto la mia passione per la fotografia chimica è cresciuta a dismisura.

Ora sviluppo e stampo da me, e la spesa, altrimenti non proprio esigua, si è ridotta quasi a zero. Le pellicole ho imparato a comprarle online, risparmiando tantissimo. E la cosa forse più importante è che sono entrato in contatto con un mondo fotografico che vive sì nell'ombra ma che è vivissimo e che, almeno per me, è estremamente più interessante e stimolante dell'universo fotografico attuale, tutto preso a parlare di megapixel e sensori e lontano da tutti quelli aspetti poetici dell'Arte fotografica che emergono invece prepotenti nel microcosmo fatto di chimici e artigiani della pellicola.

Lo so, vi ho detto poco e nulla della magia che è scattata da quella foto appesa al muro. Ma l'amore per la fotografia analogica ognuno la può, se vuole, cercare da se. Sono convinto che il 99% delle persone, distratte come sono, non noterebbe mai la differenza tra una foto digitale ed un'analogica, ma in fondo si scatta e si stampa per se stessi e per quel 1% che ha la sensibilità e l'attenzione adatta ad apprezzare la poesia di una fotografia. Una foto-grafia vera, scritta con la luce.
A presto. (spero)

Alberto.


P.S.
Se siete curiosi questo è lo slideshow del mio primo rullino.